mercoledì 17 aprile 2019

Poesia - La terra del nobile uomo

Tempo fa ho scritto una poesia.
Metto subito le mani avanti, non mi reputo un vero poeta, né un cultore del genere, anzi, a dirla tutta ho odiato la mia maestra delle elementari che mi faceva imparare a memoria pagine e pagine di poesie senza che ne capissi il senso.
Accidenti a te maestra Angela!
Il rapporto con le poesie è un po' migliorato nel tempo, quando mi sono capitati sotto mano dei testi che illustravano il significato dei versi e spiegavano che dietro le parole c'erano immagini, sensazioni, simboli, sentimenti. Grazie a questo ho rivalutato Leopardi, Carducci, Ungaretti, Montale ecc... (diciamo un po' tutti i poeti nostrani, ad eccezione di Manzoni, con lui ancora non ho fatto pace!).
Infine è nato il vero e proprio interesse verso quest'arte grazie alle poesie dialettali che recitavano (e qualcuno ancora recita) gli anziani e i pastori delle mie parti.
In un altro post (che potete leggere QUI) ho parlato infatti della poesia dialettale in ottave, metrica che apprezzo particolarmente e a cui mi sono rifatto di tanto in tanto per creare qualche verso scherzoso.
Preso da questa vena, come anticipato all'inizio di questo post, ho scritto una poesia.
Ho buttato giù dei versi senza troppe pretese pensando alla mia regione, le Marche, rievocando quello spirito che nei secoli l'ha sempre caratterizzata, ovvero lo spirito della gente semplice ma lavoratrice, che ama tanto il vino e gli affettati quanto il buon vecchio lavoro manuale e la sana fatica.
Su, pensateci bene, in fondo un bel tagliere di affettati affiancato
da un fiasco di buon vino non è già di per sé un'immagine poetica?
Non vi evoca stimoli, sensazioni, pensieri, ricordi?
Forse è uno spirito che con i tempi moderni va scomparendo, ma che è ancora possibile assaporare se ci si ferma nelle contrade o  nei borghi di campagna o montani ancora abitati da coloro che, magari utilizzando un termine troppo semplice e abusato, sono definiti come "persone di una volta".
Ordunque, senza ulteriori indugi, vi propongo qui di seguito la mia poesia, sperando come sempre che possa strapparvi un'emozione o anche un semplice sorriso.
Buona lettura.

La terra del nobile uomo

Io sono la terra del nobile uomo,
di colui che non ha mai abbandonato,
che a testa bassa lavora mai domo,
sgobba sodo e ne resta appagato,
che non vuol ambrosia o dorato pomo,
ma brama sol il suo pane e salato.
Di questa semplicità sono invasa:
nobiltà cui la mia pelle è pervasa.

Perché più di un titolo, del sangue blu,
dei Pallotta, Della Rovere, Varano,
c’è un’aristocrazia che siede ben più su:
vento che soffia nell’animo umano!
È nei miei fiumi, colli e ancor più
nei monti, mare e persin nel pantano.
Che manco il fango insozza davvero
se pregno di fatica di cor sincero.

Così all’uomo qui nato ho donato
ognuna virtù che in largo ho spaso,
allorché su di me s’è inginocchiato
felice, la mia nobiltà l’ha invaso.
Io son terra nobile, hai mai pensato
che magari non è capriccio del caso
se fra tante altre regioni o stati
io son Le Marche, plurale maiestatis.

di M.N.Blackbeard